Angela Lansbury ride, soddisfatta, per la cattura dell’insospettabile assassino. I titoli di coda scorrono veloci a chiudere la vecchia puntata de “la signora in giallo”. Gennaro, l’inserviente, con grande solerzia provvede a spegnere il grosso televisore in bianco e nero e invita i presenti a sloggiare. È ora di preparare la sala per la refezione.
Aggrappato al bastone, che ha sorretto anche mio padre oltre mezzo secolo fa, avanzo a piccoli passi verso il tavolino dove , a breve, sarà servita la solita sciapa pastina in brodo seguita da una diafana fettina di carne e una pera. E così fanno tutti gli altri vegliardi presenti, risorti improvvisamente dalla catatonia.
Rinchiusi e abbrutiti in quell’ameno luogo il tempo è scandito esclusivamente dall’ora dei pasti. E tutto si riduce a quelli.
Il resto della giornata si passa incollati su una sedia, davanti alla TV o al nulla, oppure nel letto, a rivangare il passato. Con la speranza che l’attesa nell’abbrutimento non sia lunga e che la morte, mossa a pietà, anticipi la sua venuta.
L’ospizio è chiamato “Casa del Sorriso” ma, in verità, non ne ho ancora visto nemmeno uno. Nè speravo di vederne. Ormai alla mia veneranda età ho imparato, e come, la lezione: l’ardore, le speranze e le illusioni della gioventù crollano, piano ma inesorabilmente, sotto i colpi spietati dell’ipocrisia, della falsità, dell’inganno, dell’interesse. Tutto si svolge esattamente al contrario di quanto dovrebbe. E ci si ritrova ad essere presi per il culo sino alla fine, in una anonima e tetra casa d’agonia al contrario di quanto recita, naturalmente, la menzognera targa.
Gli inservienti sono rozzi, scostumati e indolenti. Con la bocca sempre storta da una smorfia e pronti alla derisione, alle contumelie, alle bestemmie. Il medico si vede una volta la settimana, per dieci minuti. Giusto il tempo di scrivere due ricette e prendersi il caffè. Non porta nemmeno la borsa coi suoi arnesi. Tanto non ascolta e non vede nessuno. Al più , sottecchi, sbava alle natiche dell’infermiera lituana.
Mentre ingurgito quelle porcherie osservo i miei compagni di sventura. Corpi in disfacimento, rottami alla deriva che nessuno vuole più. Inutili sotto tutti i punti di vista: per la società e soprattutto per i figli. E vittime consapevoli della stessa grande truffa: la vita.
✡ ogni riferimento a persone, cose, fatti o animali è puramente casuale
goddam! d’improvviso mi sono visto anch’io in questa avvilente scenografia: del resto l’abbiamo già conosciuta per qualche caro, allontanando da noi inconsapevolmente l’ipotesi di andarci a finire …..”speriamo di meglio”, no?
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