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Sinagoga, Palazzo Sessa, Napoli dicembre 2016

la comunità ebraica napoletana è l’unica dell’intero meridione e conta circa 200 anime. la sua “nascita” si deve, in sostanza, alla famiglia dei banchieri tedeschi Rothschild che, grazie a un ingente prestito, consentirono a Ferdinando di Borbone di rientrare sul trono di Napoli (1821). I Rothschild sostennero la comunità (1831-1900) (oltre a fondare una fiorente banca). Successivamente fu la famiglia Ascarelli (imprenditori) e poi gli stessi iscritti, a reggerne le sorti (dal 1910 a oggi). Giorgio Ascarelli fonderà nel 1926 la società sportiva calcio Napoli.

seppur presenze ebraiche si segnalano a Napoli sin dal I secolo, una vera comunità non fu mai formata poiché più volte cacciati (epoca angioina), e riammessi(epoca aragonese). sino alla totale espulsione nel 1541. ritorneranno  definitivamente dal 1831.

l’attuale sinagoga risale al 1836.

la comunità non è mai stata costretta in un ghetto.

il palazzo Sessa (oltre al marchese Sessa) ha ospitato Lord Hamilton (ambasciatore inglese presso il regno dal 1764 al 1800) ma soprattutto Johann Wolfgang Goethe (1787). Attualmente è anche la sede del Goethe Institut (istituto di cultura tedesca)

☛ IL GIARDINO DEI FINZI CONTINI , 1970 di Vittorio De Sica

Una storia. Italiana, ebrea, di sogni, amore e memoria. Così in sintesi si potrebbe definire questo film di Vittorio De Sica tratto dall’omonimo romanzo di Giorgio Bassani.

Anni ’20. I Finzi-Contini sono ricchissimi, coltissimi ma iperprotettivi nei confronti dei loro figli Alberto e Micòl. Che crescono praticamente reclusi nella loro bella ed enorme magione. Dove completano i loro studi anziché a scuola, come di norma (“…le scuole sono fatte apposta per spargere le malattie più orrende…”). È in quest’epoca che Giorgio (Bassani) conosce Micòl grazie alle riunioni alla sinagoga, unica occasione di uscita per i fratelli Finzi-Contini. E se ne innamora subito.

Anni ‘30. La spensieratezza della gioventù, le belle giornate passate insieme, stanno per cedere il passo alla tragedia della guerra, delle leggi razziali, della deportazione. Giorgio continua ad amare Micòl ma non capisce che non è ricambiato. Lei lo stima e gli vuol bene come un fratello (..”l’amore è fatto per chi tende a sopraffarsi e chi tra noi due lo farebbe….fare l’amore con te sarebbe come farlo con un fratello…”). Sarà l’amico di Giorgio, Giampiero Malnate a soddisfare l’enunciato della ragazza. Tuttavia rimane il dubbio che l’intelligenza, la sensibilità di Micòl le consentano di vedere lontano. E che stroncando un sentimento sul nascere esprima in realtà amore puro. Prima che lo facciano, e con conseguenze brutali, gli eventi, la storia, la violenza. Lasciando così, alla memoria tutti i bei momenti vissuti e il sogno di un amore sbocciato ma non compiuto. Delicato e puro.

Nel frattempo Alberto muore dopo lunga e sofferta malattia. L’arresto e la deportazione segnano la fine dei Finzi-Contini, di un sogno, di un amore, di un’epoca.

Insomma un canto malinconico e tenero di un tempo incancellabile, di cui la memoria resterà testimone eterna, passato a inseguire l’amore e la realizzazione e la consapevolezza di se stessi, della propria coscienza, nonostante la colonna sonora fascista e l’obrobrio della ghettizzazione , della violenza, della guerra.

Colori caldi e soffusi, atmosfere pacate, caratterizzano questo film sostanzialmente crepuscolare. E di buona fattura. Sebbene De Sica abbia prodotto opere sicuramente più pregevoli.