✍ Non c’è pane senza pena

L’odore inconfondibile del pane appena sfornato, forse il più apprezzato dal naso, da qualsiasi naso, penetra sinuoso e invitante nell’abitacolo della vecchia fiat uno. Le narici dell’uomo al volante sussultano, istintivamente, e si dilatano come per afferrarne quanto più possibile. L’affascinante fragranza ha il potere di ridestarlo dal torpore in cui si è rannicchiato e stimola, all’istante, stomaco e ricordi. Scendeva le scale saltando a 2 a 2 i vecchi e sbrecciati gradini di basalto pur di essere il primo a presentarsi davanti al grosso e gioviale fornaio. Da bambino era piuttosto piccolo e mingherlino, uno scricciolo dai grandi e vispi occhi neri e dai capelli sempre arruffati. E quell’aspetto minuto, indifeso aveva fatto breccia nell’animo sensibile del panettiere, un colosso col grembiule perennemente annodato sull’enorme pancione e con la farina appiccicata per ogni dove. Il frastuono dei fili di plastica della tenda all’ingresso, quei fili intrecciati e variopinti che tanto si divertiva a maltrattare, erano il chiaro segnale della sua presenza, del suo arrivo. E l’omone, col suo sguardo sorridente, senza aprire bocca e in pochi secondi, preparava quanto già sapeva, arrotondando sempre in eccesso, e allungando al piccolo una brioche in omaggio.

È domenica e la strada è ancora deserta. La gente indugia nel sonno e si trastulla a colazione o sotto la doccia. Qualcuno starà facendo sicuramente l’amore. L’uomo al volante si guarda nello specchietto retrovisore. La barba incolta e le occhiaie appesantiscono la flaccidità di un volto vissuto che ha perso, e definitivamente, quei tratti delicati, quasi femminei che lo avevano reso affascinante, al cui cospetto molti cuori femminili si erano infranti. E che gli aveva fatto guadagnare l’appellativo di “Giuann ’a meza femmena”.

Darebbe qualsiasi cosa pur di poter mettere sotto i denti una bella mollica bollente, come faceva da ragazzo, svuotando con avidità una palatella di pane. La madre, dopo le prime volte, aveva rinunciato a qualsiasi punizione. A tavola tutti si erano abituati a mangiare pane scavato. Non ci facevano nemmeno più caso. Accende l’ennesima sigaretta nella speranza che l’attesa sia prossima alla fine.

Una graziosa fanciulla attraversa la strada. Somiglia incredibilmente ad Assuntina, sua moglie. Forse più magra e meno bassa. Sono almeno tredici mesi che non la tocca né, d’altro canto, lei lo cerca. Nel letto ognuno si gira dalla sua parte e buona notte. Nessun amante, nessun pensiero, nessun’altra fissazione. Eppure i loro corpi non si attraggono più, non si avvinghiano famelicamente come nei primi mesi ed anni di matrimonio. Improvvisamente l’ardore si è spento e non si è mai più riacceso. Chissà se accade anche agli altri. Forse è, come diceva il grande Eduardo, per “eccesso di sazietà”. Mangia oggi che mangia domani sempre la stessa minestra, finisce che, alla fine, al vederla viene il voltastomaco. Potrebbe, però, essere il segno tangibile che l’amore è svanito, evaporato nel tempo, consumato dall’abitudine. Oppure che il sesso ha esaurito la spinta propulsiva per far crescere e consolidare il sentimento. Insomma non serve più.

Una grossa mercedes accosta. Forse è arrivato il momento. Giovanni getta via il mozzicone e mette mano alla pistola. Sì è proprio il bersaglio atteso. La mercedes riparte lentamente, mentre l’uomo, dopo essersi guardato intorno, si avvia verso il caseggiato. Giuann ‘a meza femmena non ha bisogno nemmeno di scomodarsi. Ha una mira infallibile. In pochi secondi il lavoro è compiuto.

La panetteria all’angolo è tappa obbligata prima del rientro a casa. L’orologio sul bancone gli dice che si è sbrigato molto prima del previsto. Nell’ascensore gusta con voluttà una grossa zolla di mollica calda. La casa è avvolta nella penombra. Regna un silenzio quasi tombale, interrotto dal ronfare del gatto che dorme. Un fremito di desiderio attraversa il suo corpo teso dall’adrenalina, iniziato sin già dalla panetteria. Tra pochi istanti si fionderà sulla moglie per riprovare antiche emozioni, certo che stavolta non lo respingerà.

I cardini della porta della camera da letto cigolano appena. La sagoma, nel grosso e volgare letto a baldacchino, si muove ritmicamente col respiro. I capelli, biondi, sono sparsi sul cuscino e una coscia polposa e bianca come il latte sporge dalle lenzuola. Quello spettacolo trasforma il desiderio in eccitazione, bramosia. Giovanni si denuda rapidamente e mastica in fretta l’ultimo pezzetto di mollica, ansioso di ingoiarlo per poi passare all’azione. Ha già sollevato le coltri quando la sagoma si gira, si solleva su un gomito ostentando un seno possente e gli spara in faccia senza batter ciglio. Col boccone di traverso e le mani sul petto, negli ultimi istanti della sua vita , fa appena in tempo a vedere la moglie, nuda, che entra nella stanza mentre sbocconcella sorridente una grossa brioche.

✡ ogni riferimento a persone, fatti, cose o animali è puramente casuale